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L'Oltrepò Pavese conosciuto anche come "Vecchio Piemonte" è una delle tre aree territoriali della provincia di Pavia con caratteristiche proprie, insieme a Pavese e Lomellina. L'Oltrepò Pavese è un cuneo di territorio lombardo che si insinua fra l'Emilia e il Piemonte, confinando con le province di Alessandria e Piacenza. Diviso dal resto della provincia di Pavia dal Po, si estende per circa 1100 kmq dei quali un terzo sono di pianura e il restante due terzi sono ripartiti fra collina e montagna con una piacevole varietà di ricchezza di paesaggi. Settantotto sono i suoi Comuni, ognuno dei quali reca con sé un patrimonio storico artistico e culturale soprattutto con i suggestivi borghi medioevali, le torri e i castelli. Tra i vigneti di queste colline sono prodotti i vini dai nomi famosi e di indiscusso pregio. |
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Basilica di San Marcello in Montalino - Stradella. La basilica di San Marcello risale al XII secolo; fu edificata nel luogo di una chiesa preesistente, del Mille. L’edificio è in mattoni e blocchi di arenaria, in stile romanico lombardo. La facciata a capanna presenta due monofore laterali; l’interno è stato in parte restaurato ed è strutturato su tre navate, con pilastri in cotto. Gli affreschi sono parzialmente rovinati; presso l’abside di sinistra vi è una Madonna in atto benedicente, nell’abside maggiore una Madonna policroma è circondata da figure di santi, nella navata sono ancora visibili i resti di una Madonna col bambino. |
Basilica di San Pietro Minore - Broni. Iniziata su progetto di Bernardino e Angelo Lonati nel 1547, fu ampliata e modificata nei secoli successivi, con l' aggiunta della facciata nel 1835 e della cupola nel 1885. L'interno si presenta a tre navate; a sinistra la cappella della Madonna del Rosario, sulla parete di destra " La battaglia di Lepanto " tela del milanese G. B. Del Sole del 1662, affreschi di G. B. Tassinari del 1610. Di fronte a questa si può notare la cappella di S. Contardo, con affreschi di G. B. Del Sole e quelli della volta del pavese Antonio Bianchi del 1754. Nella cappella della Vergine si osserva un altare seicentesco, la Madonna della volta è del pavese Savoia. Nel coro grande quadro del cremonese Panfilo Nuvolone del XVII secolo.
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Notevole l' Arca di S. Contardo, opera dell' intagliatore milanese G. B: Turcazzano del 1668; sono rappresentati i principali atti della vita del Santo: il basamento e i restauri, con quadri di alto rilievo, sono del milanese Francesco Antoni.Inoltre troviamo una tela con il martirio di San Pietro del pittore vogherese Paolo Borroni. Tra i tesori conservati nella Collegiata vi è una ricca raccolta di paramenti sacri del '600 e del '700 e nella biblioteca circa 5000 volumi antichi, oltre 90 incunaboli, numerosi manoscritti e un palinsesto. |
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CASTELLO DI CIGOGNOLA. La costruzione del castello di Cigognola risale probabilmente all'inizio del Duecento, ma l'edifico venne restaurato e ampliato nel corso del XVI secolo, quindi subì ulteriori modifiche nell'Ottocento. La pianta del complesso è articolata ed è formata da più corpi e da una torre, circondati da una cinta muraria e da un terrapieno. Il cortile interno è poligonale e presenta la scala di accesso al castello, situato in cima a un'altura che domina il centro abitato. Oggi il castello è stato trasformato in residenza provata dalla Famiglia Moratti ed ospita anche la cantina da cui, da circa il 2005, si producono ottimi vini. |
IL CASTELLO DI MONTALTO PAVESE. Nel 1219 a Montalto c'erano due castelli: una rocca vera e propria , cinta di mura, baluardi, cortina, fossati e posti di vedetta ed una seconda casaforte munita di torre. Con molta probabilità la prima si trovava sulla spianata del colle dove è l'attuale maniero, l'altra andò distrutta nei secoli successivi. I lavori di costruzione dell'attuale Castello cominciarono per iniziativa di Filippo Belcredi nel 1593, come si legge in un'epigrafe posta all'ingresso. E' munito di quattro torrioni tozzi e quadrati, trai quali spicca per altezza quello di levante. La mole dell'edificio, con il suo piazzale volto a mezzogiorno, si profila sul fondale di un bel loggiato, in una splendida visione arricchita da una statua di Diana, una fontana monumentale, pergolati, chioschi, scale e terrazze. |
Due giardini circondano la costruzione: uno all'italiana rigorosamente simmetrico, l'altro all'inglese, con boschi di larici e roveri. L'ingresso dalla strada che giunge da Calvignano ha una stupenda cancellata, con pilastrata settecentesca ornata di vasi e terracotte. L'intero palazzo e riccamente decorato. Si susseguono ampi saloni e salotti con ricchezza di mobilio e suppelletti. Nel Piazzale antistante si erge l'armoniosa Cappella Gentilizia di San Francesco in mattoni a vista con due campanili muniti di bifore alla sommità. La facciata, con lesene aggettanti è coronata da un piccolo timpano. Il fianco destro della costruzione è decorato con stemmi, lapidi e capitelli di vari stili classici |
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OLTREPO PAVESE: UN'IMPORTANTE AREA VITIVINICOLA DI ANTICA TRADIZIONE. Dal punto di vista geografico, l’Oltrepo’ Pavese corrisponde all’area meridio-nale della provincia di Pavia, al confine con il Piemonte e l’Emilia-Romagna, con una superficie complessiva di quasi 100 mila ettari distribuita tra pianure, colline e montagne |
La zona collinare, che non supera i 300 metri di altitudine, è caratterizzata da un clima abbastanza asciutto d’inverno e ventilato d’estate. Queste caratteristiche ne hanno fatto da sempre un’area vocata per la produzione di uva e, conseguen-temente, per quella del vino: la viticoltura dell’Oltrepo’ si trova citata dagli autori classici greci e romani (tra questi Plinio il Vecchio e Strabonio), e successivamen-te da altri nel 1000 e 1500 e, ancora, in monografie edite nel 1800. Oggi l’Oltrepo’ è la seconda area del Paese per superficie dedicata al vino, con 16.200 ettari (15% del territorio provinciale e 2% della superficie viticola nazio-nale) a coltura specializzata e 1 milione di ettolitri l’anno di vino prodotto. La tradizionale attività produttiva (la viticoltura) congiuntamente alle caratteri-stiche morfologiche del terreno (le colline) aiutano a comprendere, sia pure par-zialmente, un’altra caratteristica importante del territorio: la frammentazione, che, come si vedrà successivamente, tanta influenza ha nella struttura produttiva di quest’area. Su tutta la linea di colli sorgono ben 76 comuni con una dimensione che non arriva ai 1.500 ettari per comune; tenendo conto però del fatto che alcuni dei comuni sono in realtà cittadine di dimensioni maggiori (come Voghera, Broni, o Ca-steggio), e che ampie aree sono usate per l’agricoltura, risulta che un gran numero di questi comuni hanno dimensioni urbane molto piccole. |
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